Schegge d'ambra
- Eleonora Pescarolo
- 18 feb 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Premessa: anche questo racconto nasce dai prompt del Writober del 2022, di preciso la parola che doveva ispirare il racconto era ambra.
Piccola chicca: questo racconto, sempre ambientato nell'universo di Cherry Fox, ha lo stesso punto di vista del primo racconto pubblicato qui su Tulikettu, cioé Notte senza stelle e deserto color ruggine. Non so in quale momento ho deciso di raccontare la storia di questo personaggio, soprattutto al contrario, ma la Musa ha deciso così e quindi non sarà l'ultimo racconto su questo personaggio.
SCHEGGE D'AMBRA
Content Warning: Veleno
«Tu non tornerai indietro.»
Le sue parole sono una lama affilata che taglia il silenzio.
La stanza d’un tratto sembra svuotarsi dell’ossigeno. Non riesco a comandare ai polmoni di tornare a riempirsi d’aria. Rimango a fissare il suo volto. Alla luce fredda delle lampade al neon le sue iridi sembrano fatte di oro liquido.
Afferro il bordo del freddo tavolo di metallo, stringendo con una forza tale che le nocche si sbiancano. Nel boccale la birra vibra al ritmo della mia rabbia. «Stammi a sentire, se non torniamo indietro e la tiriamo fuori in tempo prima che lei… che lei venga…». Mi mancano le parole. È troppo orribile anche solo pensarlo. «Ma devi darmi l’autorizzazione a farlo adesso, anche solo un giorno potrebbe essere troppo tardi.»
«È già troppo tardi, Han.»
Scuoto la testa, ignorando le sue parole. «No, non è già troppo tardi, se solo mi la-». «Tu non tornerai indietro» ripete, freddo. Distante. Qualcosa dentro la testa mi dice che dovrei alzarmi, uscire dal locale e sparire per sempre. Ma non do retta al mio istinto. Non posso accettare di non sentirmi al sicuro con la persona che amo. «Se ti ho concesso di tornare qui e parlarmi è perché volevo guardarti negli occhi. Perché volevo capire.» Si china su di me dal bordo del tavolo, così vicino che posso vedere il mio riflesso nelle sue iridi. «Volevo capire perché mi hai tradito.»
I suoi non sono più gli occhi di un dio benevolo.
Sono gli occhi di un demone crudele.
E io sono solo un riflesso nell’oro.
Sono un insetto intrappolato in due schegge d’ambra.
Sento la gola riarsa come se avessi inghiottito un pugno di sabbia. La verità risale la spina dorsale come una scossa elettrica, mi accarezza la nuca con dita di ghiaccio. La rabbia ora è paura perché so che cosa sta per accadere. «Non ti ho tradito, io non-»
«Tu hai tradito la causa. E tradendo la causa hai tradito me.» La sua mano si allunga verso la mia. So che vorrebbe sfiorarmi, ma si trattiene. Le dita gli tremano appena. Quel contatto spezzato è persino più doloroso delle sue parole. «Abbiamo lavorato per anni a questa missione. Centinaia di vite sacrificate. Una lotta che tu hai mandato in fumo in un attimo. Non è qualcosa che posso perdonare. Non questa volta. Nemmeno se si tratta di te.»
I suoi non sono più gli occhi di un amante.
Sono gli occhi di un carnefice.
So che non uscirò vivo da qui, ma l’istinto di sopravvivenza ha la meglio. Mi costringe ad alzarmi in piedi, a cercare una via di fuga anche se so che non la troverò. Le gambe vengono meno prima ancora che possa rendermi conto di che cosa sta accadendo. Le mani cercano un appiglio sul tavolo, trascinano con sé il boccale che si infrange con me sul pavimento.
Un calice avvelenato, ora in frantumi.
«Noi siamo i lupi solitari che danzano sul filo di una lama affilata, sapendo che la morte potrebbe coglierci in ogni momento. Siamo pericolosi e disposti a tutto perché non abbiamo nulla da perdere» recitano quegli occhi dorati, che ora mi scrutano dall’alto. «Questa era l’unico insegnamento che avresti dovuto seguire. Ed è anche l’unico che hai disatteso.»
No, penso, mentre il veleno trascina via gli ultimi frammenti di coscienza che mi rimangono, non è questa la lezione che avrei dovuto imparare.
Avrei dovuto imparare a non fidarmi di quegli occhi.
Avrei dovuto imparare a non rimanerne intrappolato.
Come un insetto in due schegge d’ambra.
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